Riporto perché ritengo sia di interesse comune un argomentazione toccata all’interno del forum inerente l’assunzione prolungata di farmaci e l’intenzione del medico di sospenderla. Per privacy non riporto i nomi della persone coinvolte ma ho già letto preoccupazioni simili in altri post e penso che a molti di noi possa interessare.
In molti casi i disturbi di aritmie si riescono a tenere sotto controllo con cure farmacologiche anche per lungo tempo, ad un certo punto il cardiologo e/o l’aritmologo suggeriscono una graduale diminuzione del farmaco per verificare se sia effettivamente necessario procedere con interventi di ablazione per rendere definitiva la guarigione.
Nei post quello che leggo spesso è l’ansia di sospendere “quell’amico” farmaco che fino ad oggi ci ha fatto sentire meglio e come non capirlo. Allora uno dei dilemmi che si ponevano nel post che leggevo nel forum era: sospendo la terapia e poi vedo se serve un intervento chirurgico o faccio l’’intervento e poi sospendo il farmaco.?
Sottolinea che le situazioni e le scelte cambiano da caso a caso ma riporto un estratto di quanto ha risposto il dott Benussi e che mi sembra molto razionale e facile da comprendere anche dai più impreparati come me:
“..spesso l'unico modo per verificare la reale necessità di un farmaco antiaritmico é sospenderlo e vedere "cosa c'è sotto". Troppo spesso, purtroppo succede il contrario ed il Paziente si ritrova in trattamento cronico con farmaci ad elevato rischio di effetti collaterali.
L'esempio classico é quello di chi lascia i pazienti cronicamente in terapia DOPO la procedura ablativa, a volte per motivi psicologici, a volte per sfiducia nell'efficacia della procedura eseguita (...). In certi casi la terapia é appesantita o potenziata proprio in concomitanza della procedura ablativa: in tali casi É IMPOSSIBILE SANCIRE L'EFFICACIA DELL'ABLAZIONE fino a che il trattamento farmacologico con antiaritmici non sia stato sospeso del tutto (così stabiliscono le linee guida), o quantomeno non sia uguale o più leggero rispetto allo stato pre ablazione.”
Questo penso possa dare più serenità nel considerare la situazione a chi si vede proporre una scelta che porta a riaprire stati d’ansia dovuti a cambiamenti verso situazioni “ignote”, magari che prevendono anche una possibile ricomparsa di quei sintomi che per anni quel farmaco a tenuto lontano.
Nessun consiglio che leggiate deve essere preso come legge ma va’ valutato con lo staff medico che vi segue e vi ricordo che on line trovate tanti professionisti preparati e pronti a dare risposte scritte ai vostri dubbi, anche solo mandando una semplice email. Se siamo ben informati siamo anche più bravi a far comprendere ai medici come “siamo fatti” e loro ci suggeriranno il meglio per la nostra situazione.