La fibrillazione atriale è l’aritmia più comune osservata nella pratica clinica e rappresenta un importante e riconosciuto fattore di rischio di stroke cardioembolico. I pazienti con fibrillazione atriale hanno un rischio 5 volte più alto di stroke: più del 87% degli stroke sono tromboembolici.
Ne consegue che la prevenzione di complicanze tromboemboliche (specialmente lo stroke) è uno degli scopi principali del trattamento della fibrillazione atriale.
Attualmente il trattamento più efficace per la prevenzione dello stroke è la anticoagulazione a lungo termine. Sebbene sia provata la sua efficacia, tale terapia, è associata al rischio di effetti collaterali, il più importante dei quali è sicuramente l’emorragia cerebrale e/o gastrica.
Nei pazienti affetti da fibrillazione atriale, più del 90% dei trombi atriali originano nell’auricola sinistra. Pertanto, l’occlusione dell’auricola sinistra, potrebbe ridurre il rischio di stroke in assenza di terapia anticoagulante nonostante la presenza di fibrillazione atriale intermittente o permanente. Studi preliminari sull’uso di tali dispositivi per il trattamento preventivo delle tromboembolie celebrali in pazienti con fibrillazione atriale hanno riportato risultati molto incoraggianti sia in termini di sicurezza che di efficacia. Attualmente la chiusura percutanea dell’auricola sinistra è indicata in pazienti con fibrillazione atriale permanente, alto rischio di stroke e con controindicazione all’anticoagulante, alto rischio di sanguinamento, difficoltà a mantenere il valore di INR nei limiti terapeutici .
Il dispositivo utilizzato per la chiusura percutanea dell’auricola sinistra si inserisce attraverso una vena della gamba (procedura percutanea), viene portato in atrio sinistro attraverso la creazione di un piccolo buchino (puntura transettale) e quindi si posiziona come un come un ombrellino all’imbocco dell’auricola sinistra occludendola completamente.